2ª GIORNATA DELL’OPERATORE

SAN PIETRO DI SORRES – BORUTTA

26 OTTOBRE 2025

2ª GIORNATA DELL’OPERATORE

 

Domenica 26 ottobre, si è celebrata la seconda edizione della Giornata dell’operatore, così denominata e voluta dai volontari di Mondo X – Sardegna che hanno dato vita all’incontro dei responsabili, degli operatori, dei volontari e degli amici che condividono il progetto dell’Associazione.

Lo scenario del complesso monastico di San Pietro in Sorres ha certamente offerto una location straordinariamente suggestiva affinché l’incontro assumesse un’importanza particolare rispetto ai ruoli che ogni convenuto svolge nelle differenti realtà e contesti di Mondo X.

Spunti interessanti ad arricchire la giornata sono stati offerti fin dal saluto iniziale da parte di padre Salvatore che ha citato la prima lettera ai Corinzi di San Paolo: “Guardate fratelli, la vostra vocazione… Dio ha scelto le cose ignobili nel mondo e le cose disprezzate… perché nessuno si vanti di fronte a Dio”. 

Con questa citazione padre Salvatore ha inteso sottolineare come tutti i partecipanti, nel nome di Mondo X, si sono conosciuti “perché convertiti da gente povera, guardando ai margini della strada per assistere, curare, accompagnare nella locanda” come novelli samaritani; hanno incontrato il povero, ma possiamo affermare che si sono incontrati a vicenda.

Per cui la parola chiave della giornata è stata sicuramente INCONTRO, e fra gli incontri che hanno investito tutti i partecipanti, il valore aggiunto alla giornata è stato attribuito dalla presenza all’assemblea di Leopoldo Grosso, psicologo, psicoterapeuta, fondatore e anima, nonché Presidente onorario del Gruppo Abele, associazione che da 50 anni accoglie, sostiene e promuove l’inclusione di persone emarginate e dipendenti da sostanze e da gioco. 

La sua relazione, introdotta da una breve riflessione di padre Stefano Gennari, è stata precisa, puntuale e direttamente mirata in particolare, al senso di appartenenza e le sue argomentazioni hanno provocato i gruppi di lavoro riunitisi per approfondire le argomentazioni, suggerite e riassunte prevalentemente in tre punti:

 

  1. Fare il volontario – essere volontario.

Vi è certamente connessione fra fare il volontario e l’essere volontario perché in entrambi i casi si svolge un’attività che identifica rispetto alla propria posizione nella società “essere volontario è faticoso e anche gratificante perché ha un ritorno sull’immagine di sé”. E’ rischiosa, tuttavia, l’idealizzazione del servizio utile individuando in ciò il veicolo che consente la personalizzazione dell’essere volontario, piuttosto che rendersi conto di essere parte dell’associazione condividendone perciò i progetti.

“L’essere parte dell’associazione è il NOI e non la differenza con LORO” per cui il bilanciamento di tale situazione è rappresentato senza dubbio dal sentimento di appartenenza all’associazione che ci identifica.

 

  1. Fare e pensare.

Due verbi, due azioni che sono ambivalenti e coesistenti. Talvolta l’ansia del fare, la scarsità del tempo a disposizione disorientano, per cui diviene essenziale distinguere le priorità con la riflessione e, ove possibile, col confronto con gli altri. Diventa un errore cercare da sé risposte, soprattutto dinanzi a scelte emotivamente rilevanti che, se non opportunamente valutate, possono sfociare in situazioni problematiche.

Le critiche divengono perciò costruttive se scaturiscono da un esame congiunto di cui, intanto, può beneficiarne anche il gruppo.

 

  1. Operatori e volontari. 

Le prime comunità sono nate dal volontariato ed hanno aperto le porte alla speranza, soprattutto per un gran numero di tossicodipendenti. Col tempo e per innovazioni normative vi è stato l’inserimento di operatori, figure professionali necessarie per le competenze acquisite, ma, come ha specificato Leopoldo Grosso, gli operatori non hanno di certo sostituito i volontari, ma piuttosto si è originato un affiancamento. 

“Una comunità di soli operatori rischia la deriva”. 

Il rapporto, cioè, deve essere complementare perché se non lo fosse l’attività dell’operatore è monca perché le due figure hanno uno sguardo diverso. 

Alla base di tale complementarietà è certamente il vissuto di ognuno: degli operatori nei confronti del volontari e dei volontari nei confronti degli operatori, considerando che le differenze si trasformano in ricchezza se si riesce a mettere a nudo differenze negative, valorizzando quelle positive,  proprie e degli altri.

Interessantissima la conclusione dell’intervento di Leopoldo Grosso “tutti dobbiamo riconoscerci nel progetto dell’associazione. Dobbiamo essere nel territorio, una presenza, una testimonianza, una comunità in grado di sensibilizzare le coscienze”. 

 

 

È stato un forte momento di condivisione, poi,  quello che ha visto la presentazione dei risultati del lavoro dei gruppi formati per analizzare e approfondire i grandi ideali scaturiti dall’autorevole relazione di Leopoldo Grosso; le conclusioni hanno sottolineato l’esigenza di incontrarsi, parlarsi, conoscersi, per sentire ancora più profondamente l’appartenenza al gruppo, entro il quale si fondono le presenze, le preziose individualità con la consapevolezza di avere ciascuno un ruolo importante, come tasselli di un grande puzzle.

La proficua giornata non poteva non concludersi con la Messa di ringraziamento, cerimonia celebrata da padre Salvatore e Padre Stefano, nell’affascinante Chiesa Abbaziale di San Pietro di Sorres.

La celebrazione ha rappresentato un momento di profonda condivisione e gratitudine per l’esperienza vissuta insieme, segno di comunione e di rinnovato impegno verso i valori che uniscono la comunità.

A conclusione della giornata, i partecipanti hanno potuto godere di un ricco e ottimo buffet preparato nel salone attiguo al complesso monastico, occasione conviviale per rinsaldare i legami e condividere impressioni e propositi per il futuro.

Un incontro costruttivo e denso di nuovi progetti, che lascia nel cuore di tutti la gioia della partecipazione e l’attesa per il prossimo appuntamento, l’anno venturo.

 

Rita Salaris